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Attraverso un gioco di analogie e parallelismi col celebre quadro La ragazza con l'orecchino di perla la silloge ripropone, a partire dal titolo, il forte legame tra il mondo pittorico di Valeria Cipolli e la sua scrittura, confermando la sua costante ricerca di nuovi percorsi. La giovane protagonista ritratta da Jan Vermeer pare scivolare in una dimensione embrionale, mutare le sembianze in quella bolla introspettiva e intimistica che è la poesia fino a farsi sempre più piccola per trasformarsi nella bambina che coabita nel corpo della Poetessa. È proprio lei infatti l'interlocutrice privilegiata, la piccola inquilina interiore cui si rivolge e con cui ha urgenza di dialogare. Di legami, attaccamento, connessione, distacco, questi i temi affrontati e che allacciano le poesie l'una con l'altra. A far loro da collante l'immagine del cordone ombelicale, simbolo del distacco per antonomasia, quello dalla figura di accudimento della madre. Grazie a quel distacco però avviene la nascita e la Poetessa sembra invitarci a riflettere sulle potenzialità curative, quasi benefiche nascoste in certi eventi dolorosi. Proprio come fa l'ostrica che reagisce all'aggressione di un corpo estraneo fabbricando per difesa strati di preziosa madreperla. Il lessico denso, ricco di immagini surreali e metaforiche irrompe in una versificazione fluida e moderna dove anche la punteggiatura classica è trattata all'occorrenza come fosse un legame da spezzare se funzionale a conquistare la giusta dose di libertà espressiva.